Fonti di vitamina D
La migliore fonte alimentare di vitamina D3 (colecalciferolo) è rappresentata dagli oli e dai grassi dei pesci, quali l'olio di fegato di merluzzo (un cucchiaino ne contiene circa 400 UI). Èpossibile ritrovare vitamina D anche in altri cibi, i così detti pesci oleosi, o grassi, quali il salmone, le sardine, lo sgombro, il tonno (in scatola, al naturale); in minor misura, è contenuta anche nel tuorlo d'uovo (20 UI).
L'esposizione ai raggi solari è la principale fonte di vitamina D per la maggior parte delle persone.
Effetti benefici
La sua sintesi avviene grazie all'esposizione della cute a raggi UV-B, con lunghezza d'onda di 290-310 nm. I fattori che influenzano la produzione di vitamina D da parte della cute sono la stagione, la latitudine, l'ora del giorno, la pigmentazione cutanea, l'età, il tipo di indumenti indossati e l'utilizzo di creme solari. In particolar modo, creme contenenti ossido di zinco o titanio, se usate per periodi prolungati, sono in grado di bloccare in modo significativo la fotosintesi di vitamina D, riducendone i livelli circolanti e possono, in alcuni casi, portare alla sua carenza.
La sua sintesi avviene grazie all'esposizione della cute a raggi UV-B, con lunghezza d'onda di 290-310 nm. I fattori che influenzano la produzione di vitamina D da parte della cute sono la stagione, la latitudine, l'ora del giorno, la pigmentazione cutanea, l'età, il tipo di indumenti indossati e l'utilizzo di creme solari. In particolar modo, creme contenenti ossido di zinco o titanio, se usate per periodi prolungati, sono in grado di bloccare in modo significativo la fotosintesi di vitamina D, riducendone i livelli circolanti e possono, in alcuni casi, portare alla sua carenza.
Nella cute, il 7-deidrocolesterolo (prodotto a partire dal colesterolo) assorbe i fotoni dei raggi UV-B, soprattutto a livello degli strati basale e spinoso, e viene convertito nella pro-vitamina D3, a livello della membrana cellulare dei cheratinociti cutanei. Successivamente, tramite isomerizzazione spontanea, si forma la vitamina D3, la quale, attraverso il flusso sanguigno raggiunge il fegato, viene metabolizzata in 25- idrossicolecalciferolo e poi, nel rene, in 1-25-diidrossicolecalciferolo, il quale rappresenta la forma biologicamente attiva poichè è in grado di legarsi al suo principale recettore, il VDR (Vitamin D Receptor), localizzato all'interno delle cellule target, al livello del loro nucleo.
Tale recettore è stato individuato in diversi organi del nostro corpo, quali: intestino, paratiroidi, rene, ossa, intestino, cervello, cuore, gonadi, prostata e mammella. Il VDR agisce come un fattore di trascrizione, in grado di attivare l'espressione di determinati geni, favorendo od inibendo determinate funzioni biologiche.
Tale recettore è stato individuato in diversi organi del nostro corpo, quali: intestino, paratiroidi, rene, ossa, intestino, cervello, cuore, gonadi, prostata e mammella. Il VDR agisce come un fattore di trascrizione, in grado di attivare l'espressione di determinati geni, favorendo od inibendo determinate funzioni biologiche.
Dalla scoperta del suo effetto antirachitico nel 1920, la vitamina D è stata vista solo in relazione alla sua funzione sul calcio e sul metabolismo osseo. Una moltitudine di risultati delle ricerche degli ultimi anni ha dimostrato che invece non è solo un regolatore del calcio e dell’omeostasi del fosfato, ma ha numerosi effetti extrascheletrici. Questi includono l’impatto significativo dell’ormone vitamina D sul sistema cardiovascolare, sistema nervoso centrale, sistema endocrino e sistema immunitario, così come sul differenziamento cellulare e sulla crescita cellulare. I recettori della vitamina D sono stati trovati in oltre 35 tessuti che non sono coinvolti nel metabolismo osseo. Questi includono cellule endoteliali, cellule delle isole pancreatiche, cellule ematopoietiche , cellule cardiache e del muscolo scheletrico, monociti, neuroni, cellule placentari e linfociti T.
Effetti della carenza di vitamina D
Secondo recenti studi, la carenza di vitamina D è probabilmente un importante fattore eziologico nella patogenesi di molte malattie croniche. Queste includono malattie autoimmuni (ad esempio, sclerosi multipla, diabete di tipo 1), malattie infiammatorie dell’intestino ( es. malattia di Crohn ), infezioni (come infezioni del tratto respiratorio superiore), immunodeficienza, malattie cardiovascolari (ad esempio, ipertensione, insufficienza cardiaca, morte cardiaca improvvisa), cancro (ad esempio, il cancro del colon, cancro del seno, linfoma non- Hodgkin) e disturbi neurocognitivi (ad esempio, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson)
Secondo recenti studi, la carenza di vitamina D è probabilmente un importante fattore eziologico nella patogenesi di molte malattie croniche. Queste includono malattie autoimmuni (ad esempio, sclerosi multipla, diabete di tipo 1), malattie infiammatorie dell’intestino ( es. malattia di Crohn ), infezioni (come infezioni del tratto respiratorio superiore), immunodeficienza, malattie cardiovascolari (ad esempio, ipertensione, insufficienza cardiaca, morte cardiaca improvvisa), cancro (ad esempio, il cancro del colon, cancro del seno, linfoma non- Hodgkin) e disturbi neurocognitivi (ad esempio, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson)
Il 60-70 per cento dei bambini e degli adolescenti italiani è in uno stato di ipovitaminosi D, che va dalla meno grave insufficienza al deficit severo. E la tendenza al ribasso riguarda tutti i paesi: un problema globale.
Solo il 10 per cento della vitamina D si assume con gli alimenti tutto il resto lo sintetizziamo noi stessi esponendoci alla radiazione solare UV a partire da un precursore presente nell'epidermide, il deidrocolesterolo. Non a caso un importante fattore di rischio di ipovitaminosi D è la ridotta esposizione al sole. I bambini e gli adolescenti trascorrono un tempo eccessivo in ambienti chiusi, impegnati in attività sedentarie: pc, tablet. Un altro fattore è l'obesità: la vitamina D è liposolubile e viene sequestrata nel tessuto adiposo, non riuscendo a raggiungere gli organi bersaglio e un terzo della popolazione in età evolutiva in Italia è obeso/sovrappeso. Inoltre, l'utilizzo eccessivo e protratto di creme con filtri solari alti: in tanti casi basterebbe un fattore 15. "Nei primi due anni di vita la vitamina D è essenziale non soltanto per la sua attività sullo scheletro (parliamo di una fase di crescita rapida), ma anche perché interviene nello sviluppo del sistema immunitario intestinale, proteggendo il bambino dalle allergie", dichiara Giovanni Corsello, presidente Sip.
Diversi studi recenti suggeriscono infatti che la vitamina D, oltre alla funzione scheletrica, svolge un'attività extrascheletrica. È stato osservato che una concentrazione ottimale di D nell'infanzia si associa alla protezione da diverse malattie anche a distanza di tempo: dalle respiratorie alle autoimmuni come diabete mellito di tipo 1 e morbo di Chron, dalla dermatite atopica alla sclerosi multipla.
Approfondimenti
Per chi volesse approfondire l'argomento e documentarsi sull'importanza della vit. D riportiamo l'indicazione di questo sito in cui viene riportata una vasta bibliografia scientifica: http://www.vitamindwiki.com/
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